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Petrolio. La crisi petrolifera iraniana degli anni '50

Nell'immediato dopoguerra il governo britannico adottò la formula del "fifty-fifty" per dividere i profitti delle compagnie petrolifere britanniche con i paesi produttori di petrolio al fine di evitare le crescenti proteste locali. La formula non riuscì però a sedare la richiesta di nazionalizzazione del settore petrolifero da parte delle opposizioni iraniane. A capo di questo movimento si trovava Mohammed Mossadegh, presidente della commissione petroli al parlamento iraniano, in completo disaccordo con la posizione del primo ministro Alì Razmara e dello scià Reza Palhevi. Lo scontro istituzionale in Iran si acuì nel 1951 con l'assassinio di Razmara per mano dei nazionalisti e l'ascesa al governo di Mossadegh. Tra le prime decisioni del nuovo governo ci fu la nazionalizzazione del settore petrolifero iraniano, un atto che segnava la fine per la compagnia britannica Anglo Iranian posta definitivamente fuori legge. Nacque per volontà di Mossadegh la National Iranian Oil Company.

La reazione inglese. Il governo britannico non rispose immediatamente con l'intervento militare diretto a causa del contesto storico generale degli anni '50. Molte ex colonie, tra cui la vicina India, stavano prememendo o avevano già ottenuto l'indipendenza dall'impero britannico. L'impero coloniale della corona inglese si stava rapidamente sgretolando e un intervento militare in Iran avrebbe potuto accelerare questo processo. L'intervento avrebbe avuto effetti disastrosi anche sull'opinione pubblica inglese. Un altro importante motivo alla base del non-intervento era di natura geopolitica, l'intervento militare poteva legittimare un'invasione militare sovietica da nord. L'impero britannico usciva indebolito dalla seconda guerra mondiale e non era più in grado di controllare le ex colonie. Un aspetto che favorì l'ascesa degli Stati Uniti. Ci si limitò pertanto ad un embargo petrolifero all'Iran e al controllo del porto di Abadan per evitare gli scambi petroliferi con l'estero.

Dopo un primo tentativo dello scià di Persia di rimuovere Mossadegh e una serie di colpi di stato da parte delle opposte fazioni politiche, si giunge all'accusa di tradimento per Mossadegh che fu processato e condannato dal tribunale iraniano. Era evidente l'appoggio esterno della CIA americana. Un epilogo che sancì la vittoria delle compagnie petrolifere angloamericane con l'appoggio filo-occidentale dello scià Palhevi. Le aspirazioni nazionaliste locali in Iran furono messe brutalmente a tacere in nome dell'interesse petrolifero occidentale. La Anglo Iranian tornò a gestire le fasi della lavorazione e della commercializzazione del greggio iraniano.

Lo strapotere delle Sette Sorelle. L'atto di forza dei servizi segreti era però sotto gli occhi di tutti e i media occidentali non risparmiarono di evidenziare lo strapotere delle compagnie petrolifere, le famose Sette Sorelle, negli affari esteri dei governi occidentali. Il controllo delle riserve petrolifere iraniane era salvo. Il ritorno delle compagnie petrolifere angloamericane in Iran accrebbe il risentimento dei nazionalisti iraniani verso l'occidente.

Un errore dell'occidente. In fin dei conti Mossadegh era una figura nazionalista moderata in grado di dialogare e negoziare con l'occidente. Era un abile negoziatore che mise in seria difficoltà gli interlocutori occidentali e le compagnie petrolifere. Lo "smacco" ordito dalla CIA ai nazionalisti iraniani, l'accusa e la rimozione di Mossadegh con il conseguente annullamento della nazionalizzazione del settore petrolifero iraniano, porterà negli anni a venire alla rivoluzione integralista di Komehini e accrebbe la rabbia verso l'occidente.


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