LA CRISI DELLA CRESCITA SENZA LIMITI
Una visione ottimista ma senza futuro. L'idea che la crescita economica trainata dal progresso fosse illimitata si scontrò con l'evidenza delle conseguenze ambientali, dell'inquinamento e dell'impatto sulla salute dell'uomo. Negli anni '60 la società industrializzata iniziò a convivere con l'inquinamento industriale di ogni tipo e successivamente con l'impatto sulla salute che questo comportava. In questi anni nacquero i principali movimenti ambientalisti moderni. La presenza dell'inquinamento e dei danni verso terzi alimentò in economia lo studio delle diseconomie esterne e dei costi sociali. Gli economisti del dopo guerra si resero conto che la "crescita illimitata" celava conseguenze che minavano la stessa esistenza della crescita nel tempo. La crescita non aveva caratteristiche "sostenibili" tali da garantirla e "sostenerla" anche nel futuro. Particolare attenzione venne data ai costi dell'inquinamento e all'esigenza di "internalizzare" i costi sociali in quelli privati, in altri termini di far pagare i danni direttamente a chi li produceva l'inquinamento. Questi aspetti misero ulteriormente in crisi il principio del mercato e la sua capacità di giungere verso equilibri ottimali. La comunità scientifica iniziò a parlare di "fallimenti del mercato" cercando di porvi rimedio con l'intervento pubblico.
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Limiti alla crescita