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La crisi del canale di Suez

La crisi di Suez fu il primo momento storico in cui il petrolio si trasformò in arma da utilizzare contro l'occidente. Negli anni '50 l'Egitto conquistò l'indipendenza dall'influenza britannica. Nel 1952 i movimenti nazionalisti deposero il monarca Faruk e presero il potere aprendo la strada al futuro dittatore, il colonnello Nasser. Il nuovo corso del governo nazionalista egiziano rivendicava i territori del Sudan e mirava all'espulsione dei presidi militari britannici sul canale di Suez. Il canale era solcato da migliaia di navi stranieri e copriva un'importanza strategica fondamentale per trasportare il petrolio mediorientale verso le raffinerie europee. I pedaggi applicati al passaggio delle navi avrebbe rappresentato una grande entrata pubblica per le esigue casse statali egiziane.

Nel 1956 scoppiò la crisi di Suez. Il tentativo egiziano di annettere il Sudan e l'occupazione militare del canale da parte delle truppe egiziane fece scattare la rappresaglia dei paesi europei. I paesi europei temevano l'ascesa del nazionalista Nasser e il controllo egiziano dell'unica via di passaggio del petrolio destinato ai mercati europei. Gli Stati Uniti ricercarono, invece, la via del dialogo per evitare che Nasser si schierasse nel blocco sovietico.

Di sorpresa, il 29 ottobre 1956, l'esercito di Israele iniziò l'invasione del Sinai impegnando le truppe egiziane mentre le truppe anglo-francesi occuparono il Canale di Suez. L'accordo tra Francia, Inghilterra e Israele aveva come scopo finale il controllo militare del Canale. Israele avrebbe ottenuto in cambio lo sbocco sul Mar Rosso e sul Golfo di Suez attraverso lo stretto di Tiran.

Fu in quell'occasione che si attivò, per la prima volta, l'arma del petrolio in nome di un movimento panarabo. Nasser fece affondare decine di navi egiziane sul canale di Suez rendendolo inutilizzabile, la Siria chiuse l'oleodotto sul proprio territorio e l'Arabia Saudita decretò l'embargo petrolifero contro la Francia e la Gran Bretagna.

L'Europa subì la prima crisi petrolifera del dopoguerra. L'afflusso di petrolio cessò di colpo gettando i paesi europei in crisi energetica. Gli Stati Uniti non intervennero in aiuto degli europei. Da un lato erano contrari all'operazione militare sul canale di Suez, dall'altro temevano l'esplosione del risentimento panarabo in Medio Oriente. Il presidente degli USA, Eisenhower, impose il ritiro delle truppe anglo-francesi da Suez e di quelle israeliane da Gaza e dal Sinai. Soltanto dopo l'effettivo ritiro militare dall'Egitto avrebbero concesso la fornitura di petrolio di emergenza ai paesi europei. Le truppe anglo-francesi, principali paesi coloniali del passato, subirono l'umiliazione della ritirata dal canale di Suez e il Medio Oriente riaprì i rubinetti di petrolio verso l'Europa. Israele dovette ritirarsi dal Sinai mantenendo, comunque, il diritto di navigazione delle navi israeliane sullo stretto di Tiran.

La crisi di Suez evidenziò nuovi equilibri sugli scenari internazionali:

  • Gli imperi coloniali di Francia e Gran Bretagna si avviarono a una rapida decadenza geopolitica nel Mediterraneo lasciando il campo agli Stati Uniti.
  • Il Medio Oriente aveva utilizzato il petrolio come un arma panaraba da utilizzare contro i paesi occidentali invasori sotto forma di embargo petrolifero. La rappresaglia dei paesi prese il nome di "arma del petrolio".
  • Gli Stati Uniti avevano giocato un ruolo mediatore ricattando i paesi europei di non concedere alcuna fornitura petrolifera d'emergenza.

Nel 1957 il Canale di Suez riaprì ai traffici internazionali sotto il controllo militare e politico del governo egiziano.


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