Storia agricoltura italiana

L'agricoltura italiana ha mutato completamente la sua struttura nel corso degli ultimi 150 anni. Le trasformazioni hanno inizio con l'Unita d'Italia, quando l'agricoltura occupa circa 11 milioni di lavoratori. Nel corso del Novecento si scorgono i primi segnali di mutamento nel rapporto tra società e agricoltura, ma il vero e proprio cambiamento avviene alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Negli anni '50 la popolazione rurale lascia le campagne in un esodo di enorme proporzioni verso le città e verso le industrie. Il fenomeno è determinato principalmente da tre fattori:

1. L'uso delle macchine e l'applicazione della tecnologia aumenta notevolmente la produttività del lavoro agricolo, riducendo la domanda di lavoratori agricoli.
   
   
2. I nuovi mass media (radio, tv) spingono le giovani generazioni a mutare le proprie abitudini di vita, alzando le proprie aspettative di consumo ( consumismo) e abbandonando il classico autoconsumo contadino.
   
   
3. La ricostruzione post-bellica e la nascita dell'industria italiana aumenta la domanda di lavoro operario presso le industrie situate nei pressi delle grandi città o all'estero ( cd miracolo italiano ).

L'unione di questi fattori determina il grande esodo demografico dalle campagne alla città ( urbanizzazione ) e la rapida diminuzione dell'occupazione agricola. Alla fine del secolo soltanto un milione di lavoratori è occupato nel settore agricolo italiano. Nonostante il calo dei lavoratori la produzione agricola registra una crescita continua e tassi di sviluppo mai visti prima. La produzione agricola raddoppia in pochi decenni grazie alla meccanizzazione e al progresso tecnico. Lo sviluppo avvantaggia principalmente le zone di pianura del nord Italia, ben irrigate e collegate ai mercati di sbocco dalle infrastrutture ferroviarie e autostradali.

20081007