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ELETTROSMOG IMPATTO SULLA SALUTE

Ben più complesso e incerto è l’impatto dell’elettrosmog sulla salute umana. Attualmente non esistono ancora evidenze scientifiche sulle conseguenze di lungo periodo dei campi elettromagnetici ma la stessa comunità scientifica evita di reputarli innocui. In assenza di prove epidemiologiche e scientifiche si rimanda al tempo e agli studi futuri l’onere d’indagare sulla pericolosità dell’eccessiva esposizione ai campi elettromagnetici. Nell'attuale situazione d'incertezza scientifica il Legislatore ha già regolamentato la materia appellandosi al principio di precauzione, fissando obblighi normativi e soglie massime d’esposizione. Le regole riflettono però l'incertezza scientifica e spesso si assiste a decisioni prese in deroga, giustificate dalla pubblica utilità delle nuove installazioni.

Per valutare l’impatto sulla salute dell’elettrosmog è importante distinguere tra elettrosmog a bassa e alta frequenza.

1) Le antenne e i ripetitori emettono elettrosmog ad alta frequenza, campi elettrici sono limitati per legge alla soglia dei 6 Volts/Metro.

2) I tralicci e gli elettrodotti che trasportano corrente elettrica emettono elettrosmog a bassa frequenza ove prepondera l'effetto del campo magnetico.

Nell’analisi degli effetti dei campi elettromagnetici sull’uomo relativi all’esposizione a onde elettromagnetiche si distingue tra radiazioni a bassa frequenza, a radiofrequenza e microonde. Gli studi realizzati dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) escludono un danno apprezzabile alla salute come effetto all’esposizione delle radiazioni a bassa frequenza, e hanno evidenziato effetti di natura termica in quelle a radiofrequenza in quanto la penetrazione delle onde nei tessuti biologici viene depositata negli stessi sotto forma di calore. Viceversa, sulle microonde l’OMS ha verificato se ad una dose continua di radiazioni potessero seguire effetti di natura tumorale sui corpi: allo stato attuale non sono stati evidenziate possibili conseguenze patologiche associabili a esposizioni continuate.

Gli effetti negativi dell’inquinamento elettromagnetico non sono ancora del tutto provati dal mondo scientifico. Ciò nonostante comincia a delinearsi nell’esperienza giurisprudenziale una tendenza improntata alla massima cautela, per cui, pur in assenza di acquisizione scientifiche certe in ordine alla potenzialità dannosa delle emissioni elettromagnetiche. La connessione tra potenzialità dannosa dello spettro elettromagnetico, tutela del diritto alla salute e prevenzione delle malattie tumorali ha ampio risalto e approfondimento in ambito giurisprudenziale.

Dagli studi epidemiologici più accreditati degli ultimi anni emerge che l’esposizione prolungata ai campi elettromagnetici (CEM) è altamente rischiosa nel caso di sorgenti a bassa frequenza legate all’elettricità (elettrodotti), queste ultime dotate di capacità di penetrazione intracorporea alle quali gli studi riconducono la genesi di fenomeni di leucemia infantile e di tumori del sistema nervoso. Il rischio si riduce con l'esposizione prolungata a campi ad alta frequenza (antenne per telefonia mobile, stazioni radio), le quali hanno una minore potenza radiante e causano principalmente con disturbi non cancerogeni (cefalee, riduzione della fertilità, disturbi nervosi). In ambedue i casi la scienza non ha ancora formulato delle leggi anche di tipo meramente statistico idonee a spiegare sul piano eziologico la riconducibilità delle manifestazioni patologiche ai fenomeni elettromagnetici.



13/08/2006


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